L’ILLUSTRAZIONE PER L’INFANZIA: RIFLESSIONI di Emanuela Bussolati

 

Faccio solo qualche riflessione, agganciandomi alla memoria. Per esempio, ricordo bene che fino agli anni ’80, se non oltre, quando si proponeva di pubblicare un albo illustrato, ci si sentiva rispondere che gli albi non si vendevano. Per pubblicare alla Piccoli i bellissimi Turlutins di Gerda Muller, Maja di Lena Anderson e altri titoli provenienti dall’estero, sudai sette camicie.

Turlutins di Gerda Muller

Di sicuro non è basilare conoscere le difficoltà di quegli anni, ma sapere che quanto si pubblica ora è anche frutto di contrasti infiniti di “anta” anni fa, se non altro, fa costume. Gli albi illustrati -e già il nome “albi” designava una dignità diversa da quella dei libri- erano appannaggio della Emme edizioni di Rosellina Archinto, di Dalla parte delle bambine di Adela Turin o della Tanti bambini di Munari.

 Dalla parte delle bambine di Adela Turin
Tanti bambini di Bruno Munari

Li facessero pure quegli amici degli intellettuali e degli architetti! Di certo chi avesse voluto vendere bene in libreria, non avrebbe mai seguito i loro passi.

Invece no: il mercato si è convinto, con tempi lenti ma decisi, che negli albi illustrati c’è del buono. I bambini li adorano. Gli adulti si concedono il piacere di acquistare libri “per bambini” senza essere accusati di infantilismo. E adesso c’è lotta a coltello sugli spazi: le librerie sono sottodimensionate per i nuovi formati degli albi. Gli scaffali di casa sono troppo bassi ed è sempre più frequente constatare che spesso l’acquisto è fatto da adulti per se stessi o per altri adulti, non per i bambini. C’è da dire che alla vita non manca il senso dell’ironia. O che i desideri, col tempo, si realizzano.

Gli illustratori e le illustratrici italiani, grazie a questa conquista (all’estero i libri illustrati erano in libreria da un bel pezzo) hanno avuto uno spazio maggiore per le loro capacità autoriali. Insomma ci si è accorti che non rappresentavano solo un ruolo di servizio al testo ma avevano tanto da dire, attraverso i loro strumenti, la loro arte e la loro poetica.

È vero che un testo può raccontare quanto e più di una immagine. Basta leggere alcuni passaggi di Il vento tra i salici di Kenneth Grahame nella traduzione di Fenoglio.

Il vento tra i salici di Kenneth Grahame

Ma una immagine si percepisce in un colpo d’occhio e, a volte, tornandoci su, rivela particolari su particolari o fa provare emozioni nuove. Racconta insomma quanto e più di un testo.

Per chi sono i libri illustrati? Per i bambini? Per gli estimatori, che in poco spazio possono avere una piccola mostra d’arte e di poesia? Per i tanti blog di critica che con un “è bello o non è bello” aprono a baratri o allori? Per i premi? Per le biblioteche? Per gli autori che possono scrivere poche righe con meno mal di testa?

Non mi porrei il problema. Penso che, come qualsiasi forma di comunicazione, i libri illustrati siano importanti per chi li apprezza e per chi ne coglie gli aspetti che riflettono meglio il suo modo di essere. Piuttosto sono più curiosa di domandarmi che cosa succede in chi guarda, legge o ascolta la lettura di un albo illustrato. Con che spazio fisico si mette in relazione? In che spazi interiori entra?

Forse, ancora più che un libro “normale”, l’albo illustrato richiede l’onore di uno spazio comodo, di una condivisione felice, di silenzio intorno.

Un albo illustrato spesso ha poche pagine e una dimensione importante: aprirlo può suscitare ansie, se non lo prendi bene e non sfogli le pagine con cura. E l’ansia di un adulto ti rovina il divertimento, è indubbio. Le illustrazioni, poi, fanno viaggiare in un mondo “oltre”. A volte tolgono un po’ forza al testo. A volte ne aggiungono tantissima. Ma certo penetrano e lasciano suggestioni. Il ritmo dato dal voltare la pagina, dalla distribuzione dei vuoti e dei pieni (anche qui torna lo spazio), dalla relazione tra figure e testo, dal tempo di lettura dell’immagine, dalle pause che danno modo all’illustrazione e alle parole (ma ricordiamoci la potenza degli wordless books) di espandersi nella mente, sono tutti elementi importanti per conquistare affezione da parte del lettore.

Negli illustrati migliori tutti questi fattori si accordano come in una composizione musicale ben pensata e ben eseguita. Il successo di un albo illustrato, per il mio sentire, è raggiungere quell’equilibrio e quella carica affettiva.

Se il libro illustrato si può definire come un oggetto dal bel design, con contenuti significativi, che non perde, nel tempo, la sua capacità di incuriosire, di incantare, di scuotere, non finiremmo più di citare esempi luminosi: autori e autrici di immagini strepitose non mancano lungo tutta la storia dell’editoria illustrata. E neppure scrittori e scrittrici che hanno cura delle immagini e delle parole.

Piuttosto, oggi come oggi c’è un’invasione tale di titoli nelle librerie, che è difficile scovare gli albi illustrati che davvero valgono. Ma meglio avere la possibilità della scelta e regalarsi il tempo di una scelta buona. Per sé o per i bambini…

Le onde del mercato si gonfiano e si ritirano. Intanto, godiamo di questa bella opportunità.

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